che interviene in modo sostanzialmente diverso dalle altre professioni d’aiuto, in quanto il counselor, persona specificamente formata, non si pone come colui che ha la soluzione del problema, ma accompagna l’individuo, la coppia,il gruppo, l’organizzazione a superare una situazione di difficoltà, non intervenendo dall’alto, come un “deus ex machina”, bensì portando la persona stessa alla riscoperta delle proprie risorse e potenzialità.
E’ un intervento che mira alla soluzione di problemi legati a momenti di difficoltà, quali separazioni, lutti, situazioni particolarmente stressogene, conflitti intra ed extra familiari, scelte difficili, demotivazioni significative e quant’altro afferisce alla sfera di malesseri legati a situazioni contingenti che difficilmente si riescono a superare da soli.
Ritengo interessante soffermarsi sull’etimologia della parola per poterne afferrare più facilmente il senso. Deriva dal latino “consulo” (consultarsi, decidere insieme), che nella costruzione con “ad” significa “ aver cura di…” , da cui “consul, -is”, “coloro che decidono insieme ed a favore”, cioè con un intento positivo.
Questo fa il counselor: accoglie la problematica che gli viene portata ed insieme all’altra persona fa il percorso verso il superamento delle difficoltà.
Il fruitore del counseling non avrà consigli, suggerimenti o indicazioni, ma riattiverà dentro di sé le qualità e le capacità opportune per appianare e portare a soluzione ciò che lo angustia.
“Lo scopo del counseling è dare al soggetto l’opportunità di esplorare, scoprire e rendere chiari gli schemi di pensiero e di azione, per vivere più congruentemente, cioè aumentando il proprio livello di consapevolezza, facendo un uso migliore delle proprie risorse rispetto ai propri bisogni e desideri e pervenendo a un grado maggior di benessere."
Più sinteticamente, le finalità del counseling possono venire riassunte nell’espressione “aiutare ad aiutarsi”(C. Rogers “ Una definizione del counseling”).
“ Il counselor può guidare il cliente con empatia e rispetto a ritrovare la libertà di essere se stesso” (R. May “ L’arte del counseling”).
La formazione del counselor è poliedrica; essa, oltre a qualificare un professionista nella relazione d’aiuto, è un percorso formativo ed è trasversale alle altre professioni.
E’ un percorso formativo in quanto è necessario approfondire le proprie dinamiche interne e relazionali per porsi di fronte al cliente in maniera realmente neutra, senza pregiudizi né condizionamenti, quanto più consapevolmente possibile e in una posizione di autentica empatia . Questa è la condizione fondamentale affinchè l’incontro con il cliente possa produrre i frutti migliori.
E’ trasversale a quasi tutte le altre professioni perché laddove c’è un lavoro che richiede una relazione con l’altro (medico, avvocato, ingegnere, architetto, commerciante, insegnante, infermiere, educatore e quant’altro), là sorge la necessità di rendere la suddetta relazione quanto più fluida e soddisfacente.
Il proprio lavoro, se condotto in modo consapevole, può essere una delle fonti più ricche di occasioni gratificanti.